Scienziati che hanno provato i propri esperimenti su se stessi (e cosa è successo dopo)
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Certe volte penso che per cambiare davvero qualcosa nel mondo ci voglia un pizzico di follia. E la storia della scienza è piena di persone che, pur di dimostrare le proprie teorie, si sono spinte oltre ogni limite… anche quello della propria pelle. Letteralmente.Esperimenti scienziati
Ci sono scienziati che, invece di aspettare cavie da laboratorio o l’autorizzazione dei comitati etici, hanno deciso di provare direttamente su sé stessi. Hanno rischiato tutto: la salute, la carriera e in alcuni casi perfino la vita. E la cosa assurda è che grazie a loro, oggi viviamo meglio.scienziati
Queste storie non parlano solo di scienza. Parlano di coraggio, determinazione, e della forza che serve quando tutti ti danno del pazzo. Ecco quelli che mi hanno colpito di più.scienziati
Barry Marshall: quello che ha bevuto un batterio per dimostrare che aveva ragione

Negli anni ’80, tutti dicevano che l’ulcera era causata dallo stress o da una dieta sballata. Barry Marshall, un medico australiano, era convinto invece che fosse colpa di un batterio, Helicobacter pylori.
Peccato che nessuno lo credeva. I suoi colleghi ridevano, gli studi non bastavano… allora lui ha fatto una cosa assurda: ha preso una provetta piena del batterio e l’ha bevuta.
Poco dopo stava malissimo. Dolori, nausea, vomito. Si è fatto analizzare: il batterio era lì, nello stomaco. Aveva avuto ragione.Esperimenti
Con questo gesto ha dimostrato tutto, ha cambiato il modo di curare le ulcere (che oggi si risolvono con antibiotici) e nel 2005 ha vinto il Nobel.
Cioè, uno che ha rischiato la sua salute per cambiare il mondo. scienziati
Forssmann: il tipo che si infilò un tubo nel cuore… da solo

Werner Forssmann era un giovane medico tedesco negli anni ’20. Credeva che si potesse arrivare al cuore usando un tubo inserito da una vena del braccio. Un’idea che oggi ci sembra normale, ma che all’epoca era pura follia.
Nessuno lo prendeva sul serio, quindi sapete che ha fatto? Se l’è fatto da solo. Si è tagliato, ha inserito un catetere lungo più di mezzo metro nel braccio, l’ha fatto risalire fino al cuore… e poi si è fatto una lastra per dimostrarlo.
Funzionava. Ma nonostante ciò, è stato licenziato. Solo anni dopo hanno capito che aveva ragione. E nel 1956 ha ricevuto anche lui il Nobel.Esperimenti
Quello che mi colpisce è che nessuno gli ha dato fiducia, eppure lui ha continuato. Ha messo in gioco tutto per qualcosa in cui credeva. E ha vinto.
Stubbins Ffirth: il medico che si versò vomito addosso per dimostrare la sua idea
Lo so, suona disgustoso. Ma questa storia è vera. Siamo nei primi dell’800. Un medico americano, Stubbins Ffirth, pensava che la febbre gialla non fosse contagiosa. E per provarlo ha fatto qualcosa che oggi nessun comitato etico approverebbe mai.
Si è cosparso di vomito di pazienti malati, l’ha annusato, assaggiato, se lo è infilato in tagli aperti sulla pelle. Niente, non si ammalava.Esperimenti
Quindi aveva ragione? No. Solo che i campioni che aveva preso erano di pazienti in fase terminale e quindi non più contagiosi.Esperimenti
Alla fine, si è scoperto che la febbre gialla era trasmessa da zanzare. Ma il suo gesto è rimasto nella storia. Non perché ha avuto ragione, ma per quanto era disposto a rischiare per dimostrare quello in cui credeva.
John Stapp: l’uomo che si è fatto lanciare a 1000 km/h per la scienza
John Stapp era un medico dell’aeronautica americana negli anni ’50. Il suo obiettivo? Capire quanto potesse resistere il corpo umano durante una decelerazione improvvisa, tipo incidente aereo o d’auto.
Ma invece di studiare qualcun altro, si è messo lui sulla slitta-razzo.
In uno degli esperimenti più folli è passato da oltre 1000 km/h a 0 in meno di due secondi. Ha subito 46 volte la forza di gravità.
Risultato? Costole rotte, danni agli occhi, problemi all’udito… ma ha salvato vite. Perché grazie ai suoi studi sono nate tecnologie di sicurezza che oggi usiamo tutti.
Non so voi, ma per me questo non è solo scienza. È un atto di amore verso l’umanità.
Jesse Lazear: quello che si è fatto pungere da una zanzara e ci ha lasciato la vita
Un’altra storia legata alla febbre gialla. Siamo nel 1900, a Cuba. Jesse Lazear faceva parte di una squadra di medici che studiava la malattia.
Era convinto che si trasmettesse tramite zanzare, ma non c’erano prove. Così si è fatto pungere volontariamente da una zanzara infetta.
Pochi giorni dopo è morto.
Eppure, grazie a lui, si è scoperto che aveva ragione. La febbre gialla si trasmette davvero con le zanzare. E questa scoperta ha salvato tantissime vite nei decenni successivi.
Lui però non ha potuto vederlo. È morto da eroe silenzioso, sacrificandosi per qualcosa più grande di lui.
Kevin Warwick: il primo “cyborg” della storia
Arriviamo ai giorni nostri. Kevin Warwick è un professore inglese che ha deciso di sperimentare su sé stesso l’integrazione tra uomo e macchina.
Si è fatto impiantare un chip sottopelle per controllare luci e porte con la presenza del suo corpo. Poi è andato oltre: ha fatto impiantare un dispositivo nei suoi nervi per collegare il sistema nervoso a un computer.
In pratica, ha iniziato a controllare oggetti con il pensiero e a ricevere segnali in tempo reale dal mondo esterno.
Il suo obiettivo? Capire fin dove si può spingere la fusione tra uomo e tecnologia.
Non ha avuto danni fisici seri, ma ha aperto un dibattito etico enorme su cosa siamo disposti a diventare per evolverci. E ancora oggi il suo lavoro fa discutere.
Conclusione: coraggio, incoscienza o pura passione?
Alla fine, quello che mi porto dietro da queste storie è che il confine tra genio e follia è davvero sottile.
C’è chi si è sacrificato per una teoria, chi ha rischiato la vita per una scoperta, chi ha usato il proprio corpo come campo di battaglia scientifica.
Non tutti hanno avuto ragione, non tutti hanno vinto un Nobel, ma tutti – in un modo o nell’altro – hanno spinto la scienza un passo più avanti.
E a volte penso che senza gente così coraggiosa, oggi saremmo ancora al buio.
Foto presa da: https://www.blackincbooks.com.au/authors/barry-marshall
Werner Forssmann e la nascita della cateterizzazione cardiaca